Durante l’occupazione nazista in Danimarca, Anett è una bambina che vive una quotidianità sospesa, fatta di paura e silenzi. Ma dietro la normalità apparente della sua casa si nasconde un segreto: una famiglia ebrea è rifugiata nello scantinato. Nessuno deve saperlo. Eppure, ogni giorno, Anett trova il modo di aiutare: porta pane, coperte, conforto. Sotto lo sguardo attento dei soldati, impara a camminare piano, a non attirare l’attenzione, a usare il silenzio come forma di resistenza.
Un giorno scopre che la famiglia vuole fuggire per raggiungere la vicina Svezia, dove troveranno salvezza. Ma il cielo è nuvoloso, non c’è luna, il buio è troppo fitto per trovare la strada. È allora che Anett ha un’idea: convincere tutte le persone del villaggio ad accendere, una dopo l’altra, luci, lanterne e fuochi deboli… e a “sussurrare” indicazioni, invece di gridare. Così, guidati da quei segnali luminosi e da una comunità silenziosa e coraggiosa, i rifugiati riescono a raggiungere il porto e mettersi in salvo.
La città che sussurrò è ispirato a fatti reali: la straordinaria solidarietà del popolo danese, che durante l’Olocausto salvò migliaia di ebrei portandoli in barca verso la Svezia. Jennifer Elvgren narra questa vicenda con parole semplici ma profonde, mentre le illustrazioni di Fabio Santomauro, dai toni notturni e intensi, restituiscono il clima di sospensione, speranza e determinazione.
È un albo potente per parlare ai bambini di coraggio, resistenza civile e scelte etiche. Ideale per percorsi di educazione alla memoria, alla cittadinanza attiva e alla pace, mostra come anche un gesto piccolo – un sussurro, una luce – possa salvare una vita. E come la forza della comunità possa farsi scudo contro l’ingiustizia.